Smoke – Tracce di fuoco: recensione della serie con Taron Egerton

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Dopo il notevole e meritatissimo successo di Black Bird, Taron Egerton e Greg Kinnear tornato a recitare insieme nella serie Smoke – Tracce di fuoco, ispirata dal podcast di successo intitolato Firebug. Insieme a loro troviamo come coprotagonista Jurnee Smollett, affiancata in parti di prezioso supporto da Rafe Spall e John Leguizamo.

Cosa racconta Smoke – Tracce di fuoco?

Al centro della vicenda dello show targato ancora una volta Apple TV+ troviamo il detective Michelle Calderone (Smollett), la quale sceglie di lavorare in coppia con l’investigatore di incendi dolosi Dave Gudsen (Egerton) al fine di fermare una serie di piromani che seminano fuoco, distruzione e morte nel Nord-Ovest degli Stati Uniti.

Taron Egerton and Jurnee Smollett in “Smoke,” premiering June 27, 2025 on Apple TV+.

Creata come Black Bird dal romanziere di successo Dennis Lehane (dai suoi romanzi sono stati tratti film di enorme successo come Mystic River, Gone Baby Gone e Shutter Island) Smoke – Tracce di fuoco si muove su binari diversi rispetto alla precedente miniserie, la quale era maggiormente orientata dentro i canoni classici del thriller. Anche in questo caso ovviamente la detection rimane la chiave principale per lo sviluppo narrativo, ma ogni puntata si dedica anche allo studio dei caratteri, in particolar modo dei due protagonisti, tentando contaminazioni interessanti anche se non sempre omogenee con altri toni e generi.

In più di una sequenza infatti l’ironia fa capolino tra le pieghe delle situazioni rappresentate, in particolar modo quando nelle scene è presente il personaggio complesso e contraddittorio di Gudsen. Quello costruito da Lehane è un universo decisamente votato al maschile, dove i rappresentanti dell’ordine si muovono spinti da un senso di superiorità se non di “machismo” evidente, addirittura ostentato. E su questo Lehane e Smoke giocano attraverso un tono che in alcuni momenti si fa addirittura respingente, non facile da definire o anche da accettare.

Un universo maschile e “machista”

Anche la figura di Calderone è delineata con una forza quasi brutale che solitamente appartiene a personaggi maschili. Smollett si rivela molto efficace nell’evidenziare l’energia autodistruttiva e “terrena” del suo personaggio, fornendo una prova di solidità ineccepibile. Dal canto suo Egerton sa come rendere intrigante il ruolo di Gudsen, il quale però nasconde così tante pieghe e increspature che l’attore non riesce sempre a esplicitarle al massimo delle loro potenzialità. Il migliore in scena si rivela senza ombra di dubbio Kinnear, il quale delinea il capitano Englehart con tratti precisi, stringati e piacevolmente dritti al punto. Si tratta davvero di una delle migliori prove dell’attore due volte candidato all’Oscar, il quale anche in un ruolo di evidente supporto riesce ad elevare il tono dello show.

Una trama troppo diluita

Le prime puntate di Smoke sono davvero intriganti, in particolar modo il pilota, ma andando avanti con la progressione degli episodi si ha la sensazione che la minestra della trama sia stata inutilmente allungata a troppe puntate, quando quattro o cinque sarebbero potute bastare e soprattutto avrebbero reso l’impatto emotivo dei personaggi maggiormente potente.

Ntare Guma Mbaho Mwine in “Smoke”, disponibile dal 13 giugno su Apple TV+.

Per questo motivo Smoke non riesce completamente a mantenere le promesse molto intriganti degli inizi, quando aveva settato una storia di indagini piuttosto originale e due protagonisti che possedevano un’alchimia complessa, stridente ma dotata di una sua energia. Man mano che si procede la tensione viene purtroppo dissipata da sottotrame spesso soffocanti e personaggi di contorno non strettamente necessari.

Ogni tanto si possono comunque godere alcuni momenti di buona tensione drammatica, soprattutto grazie alla forza delle interpretazioni – la Smollett in particolar modo sprigiona un rabbia carismatica di sicuro effetto nelle prime puntate – ma nel complesso ci si chiede fin troppo spesso dove la trama stia andando, soprattutto dal momento che le dinamiche nascoste tra i personaggi principali vengono mostrate forse troppo presto per poi lasciare che il gioco funzioni a lungo. Una maggiore focalizzazione su un’indagine precisa riguardante un piromane avrebbe condotto Smoke dentro binari narrativi forse meno originali ma senz’altro maggiormente efficaci.

Smoke - Tracce di Fuoco
2.5

Sommario

Smoke non riesce completamente a mantenere le promesse molto intriganti degli inizi.

Adriano Ercolani
Adriano Ercolani
Nasce a Roma nel 1973. Laureato in Storia e Critica del Cinema alla "Sapienza", inizia a muovere i primi passi a livello professionale a ventidue anni, lavorando al tempo stesso anche nel settore della produzione audiovisiva. Approda a Coming Soon Television nel 2006, esperienza lavorativa che gli permette di sviluppare molteplici competenze anche nell'ambito del giornalismo televisivo. Nel 2011 si trasferisce a New York, iniziando la sua carriera di corrispondente di cinema dagli Stati Uniti per Comingsoon.it e Cinefilos.it - È membro dei Critics Choice Awards.

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